Spedizioni dalla Cina a rischio stop nel 2023: supply chain di molte aziende in pericolo

A causa dei continui saliscendi dell’emergenza Covid-19, la produttività delle piccole e medie fabbriche cinesi è incostante.

Cosa succederebbe a tutte quelle aziende che importano prodotti o materiali dalla Cina, se nel 2023 il Paese non riuscisse più a sostenerne la produzione e l’approvvigionamento?

Sarebbe una catastrofe, perché il mercato cinese è diventato negli anni il fulcro del business di tantissime imprese, in tutto il mondo.

Dagli Stati Uniti all’Europa, infatti, sono molte le aziende che scelgono prodotti o materie prime che provengono dalla Cina oppure che, diversamente, importano da fabbriche site in altri Paesi, ma che a loro volta collaborano con fabbriche cinesi.

Per molti quindi non c’è via di scampo: potrebbero ritrovarsi in una situazione di stallo e subire ritardi forzati nelle forniture, anche senza conoscere l’origine del problema.

Ma a cosa è dovuta la poca affidabilità delle fabbriche cinesi? Perché non possono più garantire un approvvigionamento preciso e puntuale?

Mentre nel resto del mondo è sparito o non risulta essere più una minaccia, in Cina il Covid-19 continua a essere un problema.

In tutto il 2022, infatti, sono stati imposti 85 lockdown. Questo vuol dire che il pericolo pandemia non è superato e, anzi, è fuori controllo perché:

  • il governo cinese ha revocato la politica “Zero-Covid” e riabilitato le restrizioni;
  • diversi lavoratori si ammalano, diminuendo sensibilmente la forza lavoro a disposizione delle fabbriche;
  • le politiche dei singoli Paesi cambiano continuamente, destabilizzando l’organizzazione del lavoro.

Ciò che ne deriva, dunque, è una sempre più crescente instabilità delle fabbriche cinesi, che porta a inevitabili arresti continui nella produzione e, di conseguenza, blocca la supply chain delle aziende estere con cui intercorrono collaborazioni dirette o indirette.

Il rischio che nel 2023 (e nei prossimi anni) molte imprese possano riscontrare problemi nella propria catena produttiva, quindi, è altissimo.

Secondo Everstream, società americana che si occupa di monitorare e analizzare l’andamento e le strategie riguardanti le supply chain nei mercati mondiali, esiste il 60% delle possibilità che il fallimento di una piccola impresa cinese possa compromettere la produzione di almeno un fornitore, causandone la sospensione o addirittura il fallimento.

Tale situazione causerebbe a sua volta un effetto domino inarrestabile, con aumento di costi e tempi di produzione eccessivi.

Cancellazioni e ritardi improvvisi delle spedizioni dal Paese asiatico, sono quindi un problema reale per tutti: più tardi arriva la merce (se arriva), più lentamente la catena produttiva di un’azienda si completa, più tardi il prodotto viene consegnato al cliente finale.

Questo scenario potrebbe essere per molte aziende insostenibile e causare falle nei bilanci, anche letali.

Perché se una fornitura non arriva nei tempi prestabiliti o manca completamente, un’azienda deve affrettarsi per cercare un altro fornitore in grado di soddisfare le sue necessità.

Ammesso e non concesso che la ricerca di un nuovo fornitore sia proficua, dovrebbe sottostare a condizioni economiche probabilmente diverse da quelle precedenti e, altrettanto probabilmente, molto più ingenti.

Se, invece, l’impresa non trova proprio un piano B, allora essa blocca tutto e è costretta a interrompere la produzione, lasciando campo libero al concorrente di turno.

Interi business, quindi, per un motivo o per un altro rischiano di ritrovarsi senza preavviso in braghe di tela.

Ecco perché è necessario giocare d’anticipo e impostare una strategia differente, che dia garanzie di affidabilità e di risultato.

Devi potenziare la supply chain e quindi prevenire i problemi che anche i fornitori con cui collabori possono avere.

Per questo ti conviene avere un partner per le spedizioni che sia in grado di garantire un servizio di spedizione sempre rapido e impeccabile.

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