Le 5 sfide da affrontare nel 2023 nella supply chain globale

Dopo anni complicati e in costante gestione di situazioni d’emergenza, all’orizzonte si prospetta ancora un mare decisamente agitato per il settore logistico

Montagne russe: probabilmente non c’è espressione più azzeccata di questa per descrivere cosa si è trovato ad affrontare negli ultimi anni chi opera nella logistica.

La pandemia e il post-pandemia hanno più che mai evidenziato quanto oggi il mondo sia interconnesso. Abbiamo avuto la dimostrazione di quanto, metaforicamente, sia vero che il minimo battito d’ali di una farfalla sia effettivamente in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo.

Non è quindi ancora arrivato il momento di abbassare la guardia (arriverà mai?), perché la supply chain globale ha di fronte ancora più d’una turbolenza da dover affrontare nei prossimi mesi.

Ecco le 5 sfide principali che ci aspettano nel 2023 e che richiedono la massima allerta.

1. L’aumento del costo della vita

L’inflazione galoppante che ha colpito più o meno duramente tutto il mondo ha messo in difficoltà soprattutto le famiglie, che faticano a sostenere l’aumento generalizzato dei costi.

Ne consegue una riduzione drastica delle spese sostenute dalle famiglie, concentrate su bollette, generi alimentari e acquisti di necessità, con la conseguenza che la domanda di molti beni e servizi è precipitata nell’incertezza.

Ciò rende molto difficile per i supply chain planner stimare in anticipo e con accuratezza le quantità e i tipi di beni che potrebbero essere richiesti sul mercato nel breve-medio periodo.

2. Tensioni nelle risorse umane

Un’altra diretta conseguenza dell’aumento del costo della vita è la richiesta di aumenti salariali da parte dei lavoratori per contrastare l’impatto dell’inflazione sulle loro buste paga.

E quando le loro richieste non trovano risposta, “sciopero” diventa la parola d’ordine. Giusto l’anno scorso abbiamo visto due esempi di cosa accade quando la forza lavoro della logistica incrocia le braccia: lo sciopero dei camionisti in Corea del Sud ha già interrotto la supply chain dei computer l’estate del 2022, mentre gli scioperi dei ferroviari nel Regno Unito hanno influenzato le consegne di materiali per l’edilizia.

A tutto questo si aggiunge la carenza di camionisti, una criticità emersa già nel 2021 e che non sembra arrestarsi. Anzi, la difficoltà a trovare manodopera si è diffusa in altre costole della supply chain, come porti e magazzini.

3. Crisi energetica

Ovviamente non è una novità. L’aumento dei prezzi del gas e dell’energia elettrica causato dai ben noti motivi sta costringendo le aziende di quasi tutto il mondo sia a cercare fonti energetiche alternative, sia a prevedere di ridurre o interrompere parzialmente la propria produzione.

In una supply chain globale tutto questo finisce per ripercuotersi anche verso le aziende che non hanno problemi di approvvigionamento energetico. Ad esempio, in Norvegia la produzione di fertilizzanti è stata tagliata per ridurre la domanda di energia, andando però così a colpire l’intera supply chain alimentare.

Questo è solo un esempio dei colli di bottiglia e delle storture lungo le catene di approvvigionamento globali che saranno causate dalla crisi energetica.

4. Incertezza geopolitica

Da una parte la guerra in Ucraina, che ha gettato nel caos molte supply chain, soprattutto nel settore alimentare e dei fertilizzanti, scatenando una crisi alimentare globale.

Dall’altra parte le crescenti tensioni tra Cina e Stati Uniti in merito a Taiwan, che hanno reso problematica una delle zone di navigazione più trafficate del mondo (a causa delle esercitazioni militari proprio attorno a Taiwan). Un’escalation delle tensioni in questa zona del pianeta potrebbe interrompere, ad esempio, la supply chain che rifornisce i semiconduttori utilizzati nella produzione di computer in tutto il mondo.

E queste sono solo due punte dell’iceberg di una situazione geopolitica mai così incerta e frammentata a livello planetario.

5. Emergenza climatica

Il cambiamento climatico è un problema di lunga data per il settore logistico, non è certo una novità. L’anno scorso, ad esempio, la siccità ha causato l’abbassamento del livello dell’acqua in tutto il mondo, con ripercussioni sulle principali rotte di trasporto marittimo.

Senza dimenticare che ponti, porti, autostrade e altre infrastrutture di trasporto sono tutti decisamente sensibili ai problemi causati dai cambiamenti climatici. Dalle inondazioni agli incendi, gli eventi meteorologici estremi rappresentano una minaccia esistenziale per alcune delle più importanti infrastrutture logistiche del mondo.

Anche i veicoli stessi possono essere fortemente influenzati da condizioni meteorologiche estreme. Mari più agitati e tempeste più frequenti possono causare rotture sulle navi da carico o addirittura danni alla nave stessa, mentre i camionisti dovranno guidare più spesso sotto la pioggia battente (aumentando rischi di incidenti e ritardi).

A questo punto, direi che è chiaro a chiunque operi nella logistica che non è possibile abbassare la guardia: ci aspetta un 2023 di passione, con un mercato precario e instabile da affrontare a testa alta, nel quale l’espressione “gestione dell’emergenza” ci farà decisamente molta compagnia.

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