Un vero e proprio disastro: più di 20.000 venditori saranno costretti a rinunciare agli incassi che ottenevano grazie al più grande e-commerce al mondo. Cosa può apprendere un imprenditore dalla drastica decisione presa dall’azienda di Jeff Bezos?
Ormai viviamo nell’era delle grandi piattaforme.
Da più di 10 anni la società e il mondo del business seguono le regole di Big Company come Facebook, Amazon, Apple, Netflix e Google.
Le cosiddette FAANG si sono evolute talmente tanto che ormai dipendiamo quasi esclusivamente dai loro strumenti.
Se abbiamo voglia di socializzare, di divulgare le nostre opinioni e di mettere in mostra i nostri talenti o le cose che più ci appassionano, accediamo a Facebook.
Se vogliamo guardare una serie tv o un film, entriamo nel nostro account di Netflix.
Se dobbiamo fare delle ricerche, ci basta digitare una sequenza di parole nella barra di ricerca di Google.
Se vogliamo utilizzare smartphone e computer prestanti ed efficienti, non possiamo non comprare un iPhone o un macbook.
Se vogliamo acquistare o vendere un prodotto, ci colleghiamo ad Amazon.
Ed è proprio su quest’ultima piattaforma che oltre 20.000 distributori italiani ed europei avevano la possibilità di vedere i loro prodotti.
Ebbene, sì, avevano…
Come riportato a metà febbraio dai principali quotidiani del Belpaese, Amazon ha deciso di “licenziare” i suoi distributori europei.
Il più noto e-commerce al mondo ha scritto e inviato un’email ai rivenditori presenti sulla piattaforma dicendo loro che: “Amazon ha deciso di concentrarsi sull’approvvigionamento dei marchi direttamente dai proprietari. Di conseguenza, ti informiamo che smetteremo di rifornirci di tutti i prodotti da te”.
Per molti imprenditori questa decisione è stata peggio di una doccia gelata durante una giornata invernale.
Infatti, secondo quanto riportato in un articolo di Repubblica, molte di queste piccole attività dovevano alla partnership con Amazon più del 30% dei loro ricavi.
Sì, hai letto bene: il 30% dei loro ricavi!
Cosa dovranno fare i rivenditori per recuperare gli incassi che perderanno a causa della mancata partnership con il grande colosso americano?
La decisione presa dai vertici dell’azienda di Jeff Bezos era nell’aria.
A inizio 2019, negli Stati Uniti, è stata presa la scelta di non commercializzare più i prodotti dei rivenditori. Invece, è stata data solo ai brand diretti la possibilità di vendere i loro prodotti.
A marzo 2019, Amazon ha inviato una lettera ai distributori statunitensi. In questa comunicazione, il famoso e-commerce ha annunciato che non avrebbe più consentito ai distributori di vendere sulla sua piattaforma.
Nella lettera, inoltre, veniva suggerito ai rivenditori di creare prodotti a marchio proprio. L’obiettivo era consentire loro di continuare a vendere sulla piattaforma dell’e-commerce più grande e noto al mondo.
Ora, non sappiamo se i rivenditori statunitensi hanno rimodellato il loro business e seguito alla lettera il consiglio di Amazon.
Probabilmente, in pochissimi sono riusciti a mettere in pratica il suggerimento.
Come puoi ben immaginare, occorrono mesi e mesi di lavoro (se non anni) per ri-progettare un’impresa. Questo processo trasforma l’azienda da “azienda rivenditrice di beni realizzati da altre aziende” ad “azienda private label”, che produce e immette sul mercato dei beni che portano il suo stesso nome.
A tal proposito, siamo sicuri che anche in Italia saranno pochissimi i rivenditori che modificheranno la struttura del nuovo business per adattarsi alla decisione della Big Company americana.
Cosa può apprendere un imprenditore, un manager o un responsabile di logistica da questa vicenda?
La più grande lezione che possiamo trarre da questa storia è che al giorno d’oggi ogni azienda per restare competitiva sul mercato e per far sì che il fatturato tenda sempre a crescere, deve:
- Creare e sviluppare un piano industriale che le consente di essere flessibile e di reagire a imprevisti, scossoni economici e a decisioni come quella presa da Amazon che potrebbero generare forti perdite economiche;
- Scegliere in maniera oculata i suoi partner commerciali.
Noi di Logistics4You siamo molto pignoli sul punto due.
Infatti, quando un cliente si rivolge a noi per chiederci un preventivo o per farci delle domande sul nostro modus operandi, gli forniamo tutte le informazioni necessarie per fargli capire fin da subito che la nostra azienda:
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Non solo: a differenza di Amazon o di altri partner commerciali, non prenderemo mai decisioni che stravolgeranno il tuo modello di business o che metteranno a repentaglio il tuo fatturato.
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